ABRUZZO. UNA REGIONE IN CAMMINO FRA MEMORIA E FUTURO
editore
Carsa Edizioni
anno
2019
luogo
Italia
progetto citato
Centro di aggregazione giovani ed anziani
pagina
166
isbn
978-88-501-0394-2
autore
Carlo Pozzi
immagine
Carlo Baroni
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Magazine
Architetture contemporanee in una terra di provincia
L’architettura in una terra di provincia, come è l’Abruzzo, viene naturalmente connotata da una forma di conquista romana: gli architetti della capitale hanno sicuramente un ruolo prevalente anche e soprattutto dalla nascita della Facoltà di Architettura di Pescara (1967) che, dopo una prima fase caratterizzata dalla presenza di professori milanesi e napoletani, vedrà alcuni di loro protagonisti della vita didattica nel nuovo ateneo di Chieti-Pescara con estensione a realizzazioni nel territorio urbano, provinciale, regionale. D’altronde in particolare Pescara con il suo costruire – tanto e quasi dal nulla – vede arrivi dal Nord già negli anni ’30 e da Roma negli anni della ricostruzione, anche grazie ai pochi concorsi di cui si possono annoverare alcune – seppur parziali e modeste – ricostruzioni (mercato coperto, mercato del pesce all’ingrosso, teatro dannunziano all’aperto). La ricostruzione pescarese comincia con il passo giusto, con alcuni concorsi che sembrano dare il la a una qualità che forse non è mai arrivata. Carlo Aymonino vince quello per il mercato coperto nell’area più centrale della città e propone uno spazio bi-fronte: un patio di negozi per lo shopping e il parcheggio, un edificio di carattere industriale per il mercato. La realizzazione vedrà lo stravolgimento di questo progetto e la realizzazione del solo mercato che negli anni più recenti è stato ristrutturato con la riproposizione di quel ruolo urbano calato però nella movida contemporanea. Il Mercato del pesce all’ingrosso viene invece realizzato come da progetto di concorso del gruppo romano di Lillo Barbera e Ezio Gardi ma a fine ’900 viene mal ristrutturato, perdendo l’iconica torre del sale, che viene – chissà perché – demolita. Il terzo concorso riguarda la costruzione di un teatro all’aperto dedicato al Vate D’Annunzio, per il quale i primi progetti ante-guerra prevedevano uno spazio più centrale e quelli post-guerra lo traslano ai bordi della pineta sud: l’occasione attira a Pescara l’architetto Antonio Cataldi Madonna che vince e realizza la cavea e la stele annessa e inizia un percorso di costruzione di una sequenza di palazzine di qualità, che darà lustro a molti comparti urbani della città. Il suo progetto più significativo rimane però il complesso della Fabbrica Monti, a Pescara Portanuova, con la parte produttiva retrostante che mostra il suo aspetto urbano con una testata plissettata e ondulata da un audace colpo di vento.
Il piano di ricostruzione e poi il piano regolatore vengono affidati allo specialista Luigi Piccinato che vedrà realizzato non tanto il progetto urbanistico quanto lo Stadio Adriatico, premiato dall’Inarch e indicato dalla rivista L’Architettura. Cronache e Storia di Bruno Zevi come modello di impianto sportivo per città di medie dimensioni: anche questo manufatto – in equilibrio tra qualità architettoniche e virtuosismi strutturali – verrà manomesso ogni qualvolta se ne presenterà l’occasione: la prima promozione in serie A della locale squadra di calcio, primi anni ’70, i Giochi del Mediterraneo del 2009.
Architetture meno imponenti ma altrettanto significative vengono realizzate sempre da architetti romani divenuti celebri già nel periodo fascista: Marcello Piacentini con il completamento gestito dall’architetto Francesco Speranzini, progetta la chiesa dello Spirito Santo, rispondendo in maniera più sensuale all’algida interpretazione pre-guerra che Cesare Bazzani fa del riferimento al romanico abruzzese di Collemaggio con il progetto per la cattedrale di San Cetteo; una specie di tardivo regolamento di conti tra i due vati dell’architettura del ventennio. Eugenio Montuori, che ha lavorato alla Stazione Termini e alla realizzazione di Sabaudia, propone un edificio – piccolo ma di una qualche complessità urbana che lo mette in relazione sia con la città che con il mare – destinato dapprima a Azienda di Soggiorno poi a sede della nascente Università infine a Museo Vittoria Colonna, anche qui con una discutibile ristrutturazione degli anni ’90 del secolo scorso. Negli anni ’70 si fanno notare alcune architetture che declinano il tema del cemento armato a faccia vista, allora molto in voga: il palazzo Il Quadrifoglio di Alessandro Del Bufalo, a ridosso del fiume Pescara e del Centro Civico del periodo fascista (Pilotti); la casa con auditorium di Francesco Berarducci, che slancia gli audaci aggetti dei suoi balconi verso il mare; il Liceo Scientifico L. Da Vinci sulle prime falde delle colline pescaresi, progettato dal napoletano Michele Capobianco.
Sempre a Pescara un concorso per la prima volta indetto da privati (la ditta De Cecco) vede la partecipazione di cosiddette archi-star come Z. Hadid, M. Fuksas, V. Gregotti, O. Bohigas: il concorso lo vince Oriol Bohigas (che non riconoscerà più come suo il progetto realizzato da tecnici locali) ma Massimiliano Fuksas riceverà dagli stessi committenti un incarico riparatore per una sede dei loro uffici, celebrato dall’architetto con un approccio scultoreo che sovrappone informale a stereometrico. Ben più pasticciata la chiamata di Toyo Ito, non tanto per progettare la nuova Piazza Salotto ma solo per una scultura contemporanea dagli esiti disastrosi, con responsabilità non attribuibili al geniale maestro giapponese.
Se i grandi nomi dell’architettura internazionale contemporanea non riescono a dotare la città di un vero e proprio Landmark, questo ruolo verrà assolto – in modo imprevisto – dai nuovi ponti sul fiume Pescara, realizzati negli ultimi anni: quello del mare (progetto Walter Pichler), pedonale e ciclabile, in grado di riunificare riviera nord e riviera sud e quello intitolato a Flaiano (progetto Enzo Siviero), che struttura nuovi importanti percorsi veicolari e riqualifica l’attacco tra città e periferia all’altezza delle cosiddette Torri Camuzzi.
Parallelamente alla chiamata di grandi nomi dell’architettura da fuori regione, architetti laureati a Pescara propongono, con fatica, le loro architetture: Simonetta D’Alessandro e Ciro Coatiti costruiscono un grande complesso residenziale tardo razionalista sui Colli; in altro sito, è la Chiesa San Giovanni Battista e San Benedetto Abate ai Colli, progettata da Angelo Campo; sulla collina che sovrasta Montesilvano, all’interno di un cimitero sconsacrato, Marco Volpe struttura un auditorium all’aperto, con un interessante contrasto tra preesistenze in mattoni e nuova architettura in cemento armato. Lucio Rosato e Ermano Flacco, nell’area immediatamente a fianco al Mercato del pesce all’ingrosso, vanno, tra tagli, interruzioni e rinvii, completando il Museo del Mare; stesso lento itinere subisce il progetto per la Mediateca della Musica di Luigi Coccia, strutturato sul sito dell’ex-inceneritore a fianco dell’Asse Attrezzato Chieti-Pescara. A Torre de’ Passeri, Fabrizio Chella realizza un piccolo asilo infantile, climaticamente articolato attorno al sistema dei patii.
Chieti ha una storia a parte, con il suo centro storico talmente ricco di eredità storiche e archeologiche da non essere capace di metterle adeguatamente in mostra, a parte l’ambizioso intervento – realizzato in contiguità ai resti dell’anfiteatro romano – operato da Ettore De Lellis con la realizzazione del Museo della Civitella. É a Chieti scalo che compaiono architetture contemporanee, prima con la espressionista Cassa di Risparmio progettata da Luigi Antonucci e Paolo Chessa, con l’articolazione dei volumi intorno ad un nucleo centrale all’interno di un rigoroso controllo geometrico e strutturale; successivamente con il nuovo campus universitario che parte con un progetto dei BBPR, inadeguato al sito collinare, e viene seguito dalla Casa dello Studente di Giorgio Grassi e Antonio Monestiroli (di cui rimane solo un frammento porticato dopo le progressive demolizioni) e completato con centro sportivo, rettorato e facoltà, progettati dai professori della Facoltà di Architettura Giuseppe Barbieri, Adalberto Del Bo, Carlo Manzo e Raffaele Mennella. Mario Botta realizza in alcuni anni la grande Chiesa di Sambuceto, che riprende temi delle sue architetture sacre, laddove a Pescara sta realizzando con grandi ritardi un edificio residenziale a fianco del comparto università-tribunale e non è riuscito a costruire il teatro lirico. Procedendo verso la costa chietina, a San Salvo emergono il Tempio Valdese, progettato da Ipostudio, diretto dall’abruzzese – trapiantato nella Facoltà di Architettura di Firenze – Carlo Terpolilli, e la biblioteca comunale di Giovanni Di Domenico. A Lanciano Il Faro di Aldo Rossi costituisce una emergenza significativa nel tessuto urbano e dal 2011 ospita la manifestazione d’arte Rinascimento del Faro. A Frisa il recente Padiglione della Transumanza (Cimini Architettura), realizzato in legno. A Francavilla il Museo Michetti (MUMI) progettato da Mosè Ricci e Filippo Spaini si inserisce in maniera in parte ipogea nel vecchio borgo ricostruito dopo la distruzione della Seconda Guerra Mondiale, di cui come landmark autorevole rimane la Chiesa di Santa Maria Maggiore (oggi San Franco), progettata da Ludovico Quaroni nell’immediato dopoguerra. A Ortona negli stessi anni dell’intervento quaroniano, Paride Pozzi realizza alcuni complessi scolastici, tra i quali l’Istituto Nautico L.Acciaiuoli con annessa scuola media.
Anche Teramo vede architetture contemporanee insediate nel capoluogo, l’antica Amiternum, sottoposto a una forma di attrazione costiera: l’edificio del Tribunale ha la prestigiosa firma di Gianfranco Caniggia, sodale di Saverio Muratori e come lui con uno sguardo attento verso la storia e la tradizione, cristallizzato nelle cupole della copertura, con chiaro riferimento alle architetture termali romane. Il Maglificio Gran Sasso nel comparto industriale della Val Vibrata viene progettato da Guido Canali, che riesce a dare un’interpretazione architettonica al tema della prefabbricazione di un grande complesso industriale; mentre Nicola Di Battista ripropone il tema del ballatoio residenziale, quasi un salotto comunitario, nell’edificio di Nepezzano. Il mare Adriatico viene conquistato dagli sguardi della villa progettata da Leo Medori sulla collina di Giulianova; si atterra in area costiera nella stessa cittadina con la costruzione da parte di Giovanni Vaccarini, nel sito che fu del Cinema Arena Braga, dell’edificio ibrido che affaccia al mare con modalità morettiane: lo stesso progettista aveva realizzato precedentemente l’edificio Astra e successivamente costruisce casa Capece-Venanzi, caratterizzata dalla parete traforata da un mosaico astratto di bucature. La storia architettonica contemporanea all’Aquila e nel suo territorio non può che essere separata nel prima e nel dopo il terremoto del 2009. Prima la città annovera nei primi anni ’60 una ricca esperienza di sperimentazione sul tema dell’edificio residenziale con i progetti di Marcello Vittorini (Complesso residenziale Barattelli, Casa a quattro appartamenti su Largo Belvedere, Edificio per uso commerciale e abitazioni in via Strinella, Cooperativa Domus Nova), che aveva precedentemente realizzato nel Fucino il Borgo Residenziale 8000 e nella provincia alcuni asili infantili (a Cerchio, Collarmele, San Benedetto dei Marsi). Sempre in quegli anni il gruppo Lenti, Piroddi, Sbriccoli, Tomassi realizza il nuovo Palazzo di Giustizia e qualche anno dopo Annibale Vitellozzi l’Edificio INAM, entrambi a L’Aquila. Negli anni ’80 ruolo protagonista lo svolge Paolo Portoghesi (con Gigliotti, Massobrio e altri) realizzando l’Istituto Tecnico Industriale e l’Accademia di Belle Arti a L’Aquila e alcuni centri culturali nei più significativi centri della provincia: Avezzano, Sulmona, dove nei primi anni ’60 Riccardo Morandi aveva realizzato il ponte Capograssi a saldare due parti separate della città. Successivamente Luigi Zordan riprende il tema della sperimentazione residenziale con il complesso di Monticchio (insieme a Anversa Ferretti, De Amicis, Izzo, Nicoletti) e le case in località Pianola: lo stesso autore progetta e realizza la Scuola media in via Acquasanta. La biblioteca della Facoltà di Ingegneria sulla collina di Roio (danneggiata dal sisma del 2009 e successivamente consolidata) è di Giulio Fioravanti (con Rolli). Dopo il terremoto viene varato – con procedura d’urgenza che salta qualunque riflessione urbanistica e paesaggistica, dilatando nel territorio l’insediamento urbano aquilano – il Piano Case, che malgrado i progetti di architetti giovani e brillanti come Renato Ruatti e Corvino-Multari, presenta oggi in buona parte alti livelli di usura e degrado. La storia di questi anni vede la realizzazione, nel centro urbano devastato, di alcune architetture dal carattere provvisorio, che declinano con autorevolezza il tema della costruzione in legno, come la Chiesa di San Bernardino e mensa celestiniana di Antonio Citterio e Patricia Viel, la Concert Hall di Shigeru Ban, e l’Auditorium del Parco di Renzo Piano. Alberto Apostoli progetta la trasformazione del Palazzo provinciale del Lavoro attraverso un geometrico gioco di slittamenti delle nuove accentuate aperture.
Nel distretto aquilano, anch’esso gravemente colpito, si annoverano gli interventi di costruzione di Casa Onna dopera dello Studio MAR, dell’ambulatorio polivalente a San Gregorio di Emanuele Luciani e Giovanna Di Virgilio, del Centro di aggregazione sociale a Poggio Picenze di Burnazzi e Feltrin, della Casa dello studente San Carlo Borromeo a Coppito di Lamberto Rossi Associati, della Scuola materna ed elementare a Goriano Sicoli dello studio Picco Architetti.