WE ARE OUT OF TIME
editore
Pacini Editore
anno
2024
luogo
Italia
progetto pubblicato
Allestimento e grafica Centro S. Chiara
pagine
136 – 142
isbn
979-12-5486-440-1
autori
AA. VV.
progettazione
Elisa Burnazzi e Davide Feltrin
immagine
Carlo Baroni
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Magazine
ALLESTIMENTO ARREDO URBANO E GRAFICA CENTRO S. CHIARA
Il Centro Servizi Culturali S. Chiara, proprietà del Comune di Trento, è situato vicino al parco urbano e al centro città, ottimamente servito dal trasporto pubblico. L’edificio fa parte di un ex convento medievale, sottoposto a tutela da parte della Sovrintendenza dei Beni Architettonici. Dagli anni ‘80, i due teatri e varie sale conferenze ospitano numerosi eventi ed attraggono persone di tutte le età e culture.
Nel 2016 una parte di questo complesso ricco di storia e arte e pregevole paesaggisticamente, è disabitato e in grave stato di abbandono: scritte xenofobe sulle pareti sono segno di degrado, prima che urbano, civile. Il contesto di progetto si presta ad essere difeso dall’abbandono e dal degrado, tutelato e valorizzato (Target 11.4 – Sustainable cities and communities). La segnaletica del Centro non viene più aggiornata dagli anni ‘90 e l’illuminazione è ritenuta insufficiente.
Viene così indetta una gara di servizi, finalizzata a progettare diversi elementi di arredo urbano: i totem per le locandine pubblicitarie degli spettacoli, quelli di segnaletica di indicazione e direzione, i rivestimenti murali del portico, dell’ingresso dei teatri, i ripiani porta-volantini e una nuova illuminazione esterna a LED. Lo studio Burnazzi Feltrin Architetti vince la gara anche grazie al curriculum che dimostra un’esperienza decennale di installazioni temporanee ed arredi urbani a tema ambientale, impiegando a fini artistici materiali di scarto e di recupero. Questo modo creativo di riutilizzare i rifiuti è chiamato internazionalmente upcycling (Target 12.7 – Responsible consumption and production).
Committenza e progettisti si dichiarano decisi a lavorare affinché l’installazione artistica permanente, promuovendo la cultura offerta dal Centro, possa far fronte al degrado e sentono inoltre la grande responsabilità sociale ed ambientale di un progetto di arredo urbano che aggiunga nuovo valore estetico al luogo. Queste convinzioni intendono ispirare l’idea di progetto.
Durante una delle prime riunioni succede qualcosa di magico. I progettisti pongono una domanda che condizionerà lo sviluppo dell’intero progetto: “Ma qui nel Centro quali rifiuti producete?” Risposta: “Carta, pannelli degli spettacoli andati in scena negli anni… ne abbiamo accatastati a centinaia, negli scantinati!”.
Il progetto di questo allestimento riutilizza i circa 200 pannelli pubblicitari degli spettacoli, esposti e infine accumulati nel corso degli anni dal Centro S. Chiara. I pannelli recuperati raccontano la storia recente del luogo, i cui personaggi principali sono gli abitanti del quartiere e chi lo frequenta.
Il materiale di scarto, assemblato con apparente casualità, ci insegna che nessuno è perfetto e che la società è arricchita dalla diversità. Esso segue una sua specifica regola estetica: quando lo scarto viene ripetuto in gran quantità, acquista forza. Ne consegue che il riuso dà luogo ad allestimenti di forte impatto visivo e di conseguenza, di riconoscibilità per il committente.
I pannelli compositi di alluminio (nome commerciale Dibond®) anche di grandi dimensioni, versatili ma costosi e difficili da riciclare, sono stati scelti, in modo da tenere quelli in buono stato, numerati, suddivisi in gruppi in base alle tonalità di colore e allo spessore. In tal modo il materiale non finisce in discarica ma anzi viene valorizzato (Target 3.9 – Good health and well-being). Inoltre, impiegando materiali di recupero, l’allestimento di arredo urbano riduce al minimo la quantità di materia prima “nuova”, il consumo di risorse e il consumo di energia per estrarle, lavorarle, trasportarle, ecc. (Target 8.4 – Decent work and economic growth). Infine, per la prima volta al mondo, si sono riutilizzati a fini artistici dei pannelli in Dibond, prolungandone la vita (Target 12.5 – Responsible consumption and production).Una parte del lavoro dei progettisti in fase di cantiere è consistito nel motivare le maestranze, alla loro prima esperienza di upcycling. Ridare nuova vita ad un materiale di scarto comporta grande dispendio di energia, fisica, ma anche psicologica ed emotiva.
I pannelli sono stati successivamente tagliati in strisce di 16 cm di larghezza e riassemblati, in modo apparentemente casuale, su un supporto ligneo in OSB, pannelli di origine naturale che hanno un bassissimo impatto ambientale e sono anche riciclabili a fine vita (Target 15.1 – Life and land).
Durante la costruzione, i cittadini erano molto curiosi e chiedevano informazioni, quindi agli ingressi è stato collocato un testo esplicativo del progetto, ancora presente, che, ad esempio, puntualizza l’origine dei materiali impiegati, rendendo evidente la sostenibilità sociale ed ambientale dell’intervento (Target 4.7 – Quality education).
Di notte, il rifacimento dell’illuminazione con tecnologia a LED migliora la sicurezza e sottolinea sia il nuovo arredo urbano che l’architettura storica, valorizzando le volte dell’ex convento medioevale. Tale tecnologia allo stato attuale è considerata, rispetto a quella tradizionale, più efficiente dal punto di vista energetico, ha una durata maggiore ed è più sostenibile a livello ambientale ed economico (Target 7.1 – Affordable and clean energy).Grazie al colore e alla nuova illuminazione sia i dipendenti del centro che i cittadini, soprattutto le donne, hanno riferito di sentirsi più sicuri, in particolare durante le ore notturne. Tale sensibilità progettuale è resa possibile anche dal fatto che lo studio di architettura ha una quota femminile al 50% (Target 5 – Gender equality).
Il riuso può contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il progetto incorpora il paesaggio naturale e tiene in considerazione visivamente e morfologicamente il contesto. Al fine di aiutare l’orientamento dei visitatori, la nuova segnaletica è realizzata con una finitura in fogli di alluminio spazzolato, in contrasto con la tinta prevalente del complesso, che è di un caldo color cotto. Inoltre, i colori e la semplicità di lettura delle segnaletiche, parlando alla mente e al cuore, suscitano emozioni e toccano i sentimenti delle persone, indipendentemente dal genere, l’età, la cultura, le condizioni di salute, il reddito, come il Centro S. Chiara che con i suoi teatri e sale conferenze attrae persone diverse tra loro (Target 10.2 – Reduced inequalities).
I colori dei pannelli vengono registrati per primi nell’esperienza di questo spazio. Le strisce di colore caldo sono state utilizzate come focus visivo per gli accessi principale (da via S. Croce) e secondario (da via Piave), e per gli ingressi dei teatriAuditorium e Cuminetti. Le strisce di colore freddo e neutro sono state usate negli spazi di circolazione, poiché con le loro tinte dall’effetto calmante, disincentivano la permanenza dei fruitori in questi luoghi.
Le scritte dei writers e l’allestimento del Centro ora si parlano, usando un linguaggio comune, quello del colore. Il writer etico, quando l’arte già c’è, non sovrascrive. Le superfici multicolori di questo allestimento disincentivano le scritte e scoraggiano gli atti di vandalismo: questo è dimostrato dal fatto che, dalla fine dei lavori, sull’allestimento non è stato aggiunto alcun graffito.
L’ allestimento ora è parte attiva nello scenario urbano della città; si passa a piedi e in bici e, perché no, si controlla nell’espositore e sui totem se c’è uno spettacolo a cui vale la pena andare! Il riuso dà una seconda possibilità ai materiali e, contemporaneamente, al luogo e alle persone, contribuisce ad accrescere il decoro urbano perché mette in gioco la fantasia e la creatività, è educativo e perfino terapeutico.
Per il futuro già si preparano altre installazioni: riutilizzando i materiali di scarto costantemente prodotti dal Centro, nel tempo saranno aggiunti dei nuovi elementi, tesi ad ottenere funzionalità, estetica ed emozione, continuando il lavoro di educazione alla interculturalità e dando a tutto/* una seconda possibilità.