L’Adige
editore
Società Iniziative Editoriali
anno
2010
luogo
Italia
opera pubblicata
Edificio unifamiliare PF
pagina
14
numero
23 marzo 2010
autore
Alessandro Franceschini
progettazione
Elisa Burnazzi, Davide Feltrin e Paolo Pegoretti
foto
Carlo Baroni
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Magazine
Abitare dentro il paesaggio
A Pergine una ristrutturazione in controtendenza con il decennale assalto al territorio
Il Trentino ha subìto, negli ultimi decenni, l’urbanizzazione più feroce della sua storia. Nel giro di pochi anni, piccoli paesi si sono trasformati in piccole città, con un utilizzo spietato di tutto il territorio circostante. Il terreno agricolo, rimasto per secoli la principale fonte di sussistenza dei nostri padri, è stato sacrificato per fare spazio a decine di migliaia di piccole e piccolissime abitazioni private, trasformando il paesaggio di fondovalle in un’enorme ed indifferenziata periferia. Tra i paesi trentini che hanno pagato a caro prezzo l’avvento di questa modernità va sicuramente annoverato Pergine Valsugana, arrivato fino agli anni Cinquanta nella configurazione di uno splendido insediamento compatto e che oggi si presenta come un informe insieme di edifici senza ordine né gerarchia. Oggi appare evidente come non sia possibile continuare con questa urbanizzazione senza regole e senza criteri. Occorre invece lavorare dentro la città, rigenerando i tessuti urbani con intelligenti soluzioni di recupero architettonico per dare identità a quelle parti di periferia, che attraverso l’architettura, possono diventare anche (perché no?) più belle. In questo senso è interessante segnalare la realizzazione di un’architettura, che se per mole appare relativamente piccola, per metodo ha molto da insegnare. Si tratta di un edificio unifamiliare, progettato dagli architetti Elisa Burnazzi, Davide Feltrin e Paolo Pegoretti, nato dal rifacimento ed ampliamento di una costruzione preesistente e collocato a metà crinale sotto il Castello medievale di Pergine. Un edificio geograficamente fortunato perché occupa una posizione ideale sia per la bellissima vista sulla valle che per il soleggiamento, ottimale durante tutto l’anno. Questo edificio, costruito negli anni Sessanta e ben visibile anche dalla statale della Valsugana, è stato recentemente oggetto di una ristrutturazione che ne ha modificato forma e carattere. L’occasione della sopraelevazione ha permesso ai giovani progettisti di lavorare su alcuni temi cruciali dell’architettura contemporanea: la struttura, il risparmio energetico, la continuità spaziale interno-esterno e l’uso dei materiali. La struttura portante dell’ampliamento, in acciaio, è completamente autonoma dall’esistente: per mezzo di una grande trave il piano primo è appeso al sottotetto, permettendo una pianta completamente libera da pilastri. L’involucro edilizio è caratterizzato da elementi ad alta prestazione energetica: le pareti esterne sono in prefabbricato preassemblato di legno con isolamento in pannelli di fibra sempre di legno. Gli impianti tecnologici sfruttano il sistema geotermico per il riscaldamento-raffrescamento a pavimento e a parete, il solare termico per fornire acqua calda e la tecnologia domotica per l’impianto elettrico. Infine l’aspetto estetico: il legno è utilizzato come pretesto formale per creare un forte legame con l’architettura rurale trentina: come negli edifici del nostro paesaggio questa casa risulta costituita da due livelli costruttivi, il livello inferiore «pesante» in muratura e quello superiore «leggero», coperto quasi totalmente da listelli lignei. Qui, le grandi logge vetrate, a sbalzo, con il larice che si estende fin dentro l’abitazione, sui pavimenti e le pareti, creano una forte interrelazione tra l’interno e l’esterno dell’edificio, tra spazio privato e paesaggio rurale circostante.