L’Adige
editore
Società Iniziative Editoriali
anno
2021
luogo
Italia
progettista intervistata
Elisa Burnazzi
pagina
6
numero
29 maggio 2021
autore
AA. VV.
immagine
Carlo Baroni
download
Magazine
Elisa Burnazzi è alla Biennale
La professionista trentina nella sezione al femminile del Padiglione Italia
Nel 2021, per la prima volta nella storia della Biennale di Architettura una sezione del Padiglione Italia è dedicata alle architette e designer italiane: tra queste c’è anche la trentina Elisa Burnazzi, fondatrice assieme a Davide Feltrin, dello studio Burnazzi Feltrin Architetti. La 17ª Biennale Internazionale di Architettura di Venezia ha infatti una sezione tutta al femminile, denominata «Decolonising the built environment », co-curata dal collettivo Rebelarchitette che da anni si batte per la parità di genere in architettura. Per Burnazzi si tratta della terza partecipazione dopo quelle del 2012 e del 2018.
«I 137 volti esposti in Biennale rappresentano le architette che hanno aderito al progetto «Detoxing architecture from inequalities» (Disintossicare l’architettura dalle ineguaglianze) – spiega Elisa Burnazzi -. É un vero e proprio atto plurale, una raccolta di progettiste le cui opere vengono raccontate attraverso un video, un sito internet e un gioco virtuale. L’installazione è un inno al rispetto, alla giustizia e alla necessità di diversificare il panorama degli e delle interpreti dell’architettura, in Italia come in tutto il mondo».
Ogni «Rebelarchitetta» esporrà quattro lavori. Burnazzi ha deciso di portare quaelle che, per certi versi, sono opere “prime” del suo studio: il centro di aggregazione giovani e anziani di Poggio Picenze, l’edificio unifamiliare PF a Pergine, l’allestimento urbano e grafica del Centro Culturale S. Chiara di Trento e l’edificio unifamiliare FG, a Borgo.
Ma che significato hanno per Burnazzi questi 4 lavori selezionati?
«Il tema del Padiglione Italia di quest’anno è: Resilient Communities – Comunità Resilienti – spiega -. Il nostro studio, da anni impegnato sui temi della qualità architettonica, il rispetto per il paesaggio, la sostenibilità ambientale e sociale, si è interrogato sui temi della resilienza, rigenerazione e comunità, dando una sua personale interpretazione; secondo la nostra esperienza ormai ventennale ogni progetto è un mettersi in gioco e fare rete, per rinascere ogni volta migliori».
Il centro di aggregazione giovani e anziani di Poggio Picenze (AQ) è stato costruito dopo il terremotato dell’Abruzzo del 2009. E’ un esempio emblematico di resilienza per Elisa Burnazzi e Davide Feltrin. Il centro, rivestito in legno e coperto a verde, dimostra che anche dopo un terremoto, una ferita profonda nella terra e nelle vite delle persone, grazie alla solidarietà, si può ritrovare il coraggio e guardare con speranza al futuro.
L’edificio unifamiliare PF, in prefabbricato di legno, rivestito di larice e ad alto risparmio energetico, è il primo edificio della loro carriera. Grazie a questa casa sono nati come studio di architettura, hanno rodato il lavoro di squadra tra loro e con i collaboratori, hanno sperimentato il rapporto con i clienti, fatto di ascolto, fiducia e pazienza reciproci, hanno intessuto rapporti di collaborazione con aziende ed artigiani che in molti casi continuato ancora oggi.
L’allestimento urbano e grafica del Centro Culturale S. Chiara, a Trento, riutilizza per la prima volta al mondo a fini artistici, 200 pannelli degli spettacoli teatrali andati in scena dagli anni ’80 ad oggi. Ciò dimostra che l’arredo urbano può promuovere la sostenibilità sociale ed ambientale. Infine l’edificio unifamiliare FG è il loro edificio privato più recente, un prefabbricato di legno costruito a Borgo Valsugana che è un’oasi per socializzare. Questa è la casa per una famiglia, ma è aperta a condividere vari spazi con i parenti che abitano nelle case vicine.
Le opere di Burnazzi-Feltrin saranno visibili per tutta la durata della Biennale, da ora fino al 21 novembre 2021.