La Provincia
editore
Sesaab
anno
2015
luogo
Italia
opera pubblicata
Centro di aggregazione giovani ed anziani
pagine
0, 8-9
numero
30 maggio 2015
autore
Paolo Moretti
progettazione
Elisa Burnazzi
foto
Carlo Baroni
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Magazine
Segno di speranza
Il centro di Poggio è diventato realtà
Inaugurata la struttura ricreativa realizzata anche grazie ai lettori de “La Provincia”
Gli occhi arrossati dei nonni di Loris si riempiono di ricordi, mentre il canto allegro dei bimbi della scuola materna intonano l’Inno di Mameli. Sono passati sei anni e mezzo, ma le ferite del terremoto sono tutte attorno a noi. Una scuola fantasma tenuta assieme da gabbie metalliche e tiranti. Un centro storico tuttora transennato e bollato come “zona rossa”. La chiesa di San Felice Martire ammaccata, e che nonostante tutto resiste come questo angolo di Abruzzo, ostinato e coraggioso, che prova a guardare al futuro, anche se perseguitato da un passato che non se ne vuole andare.
Sorrisi e commozione
E il futuro di Poggio Picenze, una quindicina di chilometri da L’Aquila, ha il nome di tre bambini: Alena, Valbona e Loris. Da ieri il ricordo delle vittime più giovani del terremoto del 6 aprile 2009 è il nome del nuovo centro di aggregazione per giovani e anziani realizzato grazie alla generosità dei lettori de La Provincia di Como, Lecco e Sondrio e grazie al contributo della Partita del cuore e della Nazionale Cantanti. Sei anni e mezzo di solidarietà e ostacoli burocratici, di tenacia e barriere da superare. Circa duecento persone, come dire un abitante su due di ieri a mezzogiorno hanno affollato il cortile esterno del Centro, nel corso di una cerimonia di inaugurazione che ha idealmente unito nord e sud, le montagne del Lario e della Valtellina al Gran Sasso, il cuore di una fetta generosa di Lombardia a quello di un Abruzzo che ha ancora paura di perdersi. Ma tanta voglia di guardare al domani senza paura. A fare gli onori di casa, e non poteva essere altrimenti, i bambini. Sono stati loro, diretti dalla maestra Rosella Pezzati, ad aprire la cerimonia con l’inno d’Italia (“meglio dei cantanti della nostra squadra” ha scherzato Marco Conte, della Nazionale cantanti). Un inno di Mameli che è stato l’occasione, per il prefetto de L’Aquila Francesco Alecci, per ricordare come «i bambini sono cittadini che vanno presi per mano» e accompagnati. Lo potranno fare i nonni di Poggio, grazie al nuovo centro che guarda sulla chiesa e sulle scuole, e che dà le spalle al campo di calcio e al bocciodromo, creando un nuovo polo di attrazione in un paese dove 120 famiglie vivono ancora fuori dalle loro case, nei moduli abitativi provvisori e dove un centro non esiste di fatto più. Nel corso dell’inaugurazione più volte autorità e cittadini e insegnanti hanno voluto dire grazie. Grazie alle migliaia di lettori che hanno contribuito al Salvadanaio per l’Abruzzo. Grazie ai progettisti per un edificio che è al tempo stesso ricordo e speranza. Un grazie raccolto da Luciano Guggiari, presidente del Salvadanaio per l’Abruzzo onlus, l’associazione a cui i lettori hanno affidato il loro aiuto per chi sei anni e mezzo fa si è svegliato in un incubo di polvere e macerie.
Tre indimenticabili bambini
Ieri il centro Alena, Valbona e Loris è stato formalmente donato al Comune di Poggio e affidato al comitato provinciale de L’Aquila del Centro Sportivo Italiano. Sarà il Csi a gestirlo per i prossimi cinque anni, a promuoverlo e a metterlo a disposizione non solo degli abitanti di Poggio, ma di tutte le associazioni della zona. Perché il terremoto che alle 3.32 del 6 aprile 2009 ha maltrattato queste terre non ha solo strappato vite, sbriciolate case, abbattuto scuole, ma ha anche smembrato (o tentato di farlo) il tessuto sociale. Per questo il nuovo centro è qualcosa più di un semplice edificio. Qualcosa di diverso di un semplice luogo d’incontro. «È un vostro amico» ha ricordato Elisa Burnazzi, una dei progettisti. A guardare gli occhi arrossati di ricordi dei nonni di Loris, per loro quel centro sarà anche di più.
Gli architetti
«È una struttura viva Porterà momenti felici»
Davide Feltrin ed Elisa Burnazzi, dell’omonimo studio di Trento e Rimini, sono i due architetti che hanno ideato l’originale struttura di questo centro di aggregazione. «L’idea di partenza hanno spiegato è stata quella di integrare il paesaggio con le finalità della struttura, senza dimenticare la tragedia che ne era all’origine». È nato così il centro ricreativo di Poggio Picente con pareti a ziz zag che hanno il preciso scopo di ricordare il sisma del’aprile del 2009, la copertura inclinata verde a integrarsi con la natura circostante. «Il nostro tentativo è stato quello di unire in una sola struttura la materia, rappresentata dall’edificio, il paesaggio legato all’utilizzo dei rampicanti che lo circondano e la persona, coloro cioè che ne usufruiranno. Perché questo lavoro vuole essere qualcosa di vivo. C’è tanto verde, che ha bisogno di cura. Una vita che pulsa, insomma. L’abbiamo pensato come l’amico di una comunità intera, davanti al quale giocare, ballare, studiare, leggere e divertirsi. Vogliamo che sia lo stimolo affinché i cittadini si possano riappropriare dei loro momenti felici». All’interno grandi vetrate, una sala dedicata alle attività dei ragazzi e una per gli anziani, una sala musica e una biblioteca. Tutti raccolti attorno ad una hall che riunirà i frequentatori del centro. All’esterno un porticato per le attività invernali e un piazzale che sarà la location ideale per manifestazioni culturali e folcloristiche. La casa di tutti.E per tutti.
Il retroscena
I sogni e i disegni dei bambini e un progetto nato per loro
Il progetto del centro di aggregazione a Poggio Picenze è iniziato una mattina di fine maggio 2009, poco meno di due mesi dopo il terremoto. L’incredibile risposta di generosità dei lettori de La Provincia ci aveva spinti a tornare in Abruzzo per cercare un progetto da finanziare. Un viaggio che ci ha portati fino a Poggio Picenze, 18 chilometri da L’Aquila e, a quel tempo, 48 giorni dopo il sisma, un paese in blu. Dove la popolazione viveva nelle tende. Nella scuola tenda la maestra Anita mostrava i disegni dei suoi alunni. Sui fogli i bambini hanno messo le loro paure, le loro speranze e i loro sogni, come quello della piccola vittoria che su un foglio colora se stessa, la sua casa ancora intatta, un’altalena e un piccolo grande sogno: «Vorrei andare sull’altalena sotto casa». Asia, quando la terra ha tremato, aveva tre anni e mezzo. E alla maestra che le chiedeva come faceva il suo lettino, quella notte, lei rispondeva: «Bang, bang, bang», trasformando l’incubo in gioco. «E il letto di papà?». «Bong, bong, bong».
La partita del cuore
Il grazie di Alex Del Piero «Anch’io sono orgoglioso»
«Lettori de La Provincia: grazie!». Parola di Alex Del Piero. L’ex campione bianconero e della Nazionale italiana ha voluto mandare un messaggio di saluto nel giorno dell’inaugurazione del Centro di Poggio Picenze, a cui hanno contribuito anche i fondi raccolti nel corso della partita tra i cantanti e la squadra Ale 10+, capitanata proprio da Del Piero. «Questo è un momento atteso da sei anni ha scritto Finalmente si inaugura il Centro di aggregazione per giovani e anziani costruito a Poggio Picenze, in provincia di L’Aquila, dedicato a tre giovani vittime del terribile terremoto del 2009». «È bello vedere ricorda con piacere l’ex capitano della Juventus come una fantastica serata come quella della Partita del Cuore del 2009, che ancora ricordo con immenso piacere, si sia trasformata in qualcosa di bello e concreto, grazie alla generosità di chi venne allo stadio, di chi contribuì alla raccolta fondi (a proposito, grazie anche ai lettori della Provincia e dell’Eco di Bergamo!) e di chi ha lavorato in modo straordinario per arrivare all’obiettivo della costruzione del Centro». «Sono veramente orgoglioso di quello che siamo riusciti a fare tutti assieme» conclude Del Piero. Così il centro di Poggio Picenze è finalmente diventato realtà.
Luca Barbarossa «Questa è la vittoria di un’Italia vera»
«Ci sono due Paesi. Un’Italia urlata, quella in cui la notizia deve far rumore a tutti i costi, provocare sdegno, fare sensazione. E poi c’è l’Italia vera, il Paese reale, che è anni luce avanti. Un Paese dove le persone sono migliori. Perché sono persone che si gettano in mare per salvare un emigrante che rischia di annegare, sono persone che aprono le loro case a chi soffre, sono persone che non si tirano indietro quando c’è bisogno di aiutare. Questa Italia è quella che ha contribuito al progetto dell’Abruzzo». Il presidente dell’Associazione Nazionale Cantanti, Luca Barbarossa, è dispiaciuto di non poter essere a Poggio Picenze per l’inaugurazione del Centro nato grazie alla generosità dei lettori de La Provincia e al contributo della Partita del Cuore del 2009 a Torino. «Ogni volta è un’emozione racconta al telefono, mentre torna a casa in treno Ricordo ancora adesso la prima Partita del cuore nel ’92. Ci avevano preso per matti. Ci avevano detto che l’Olimpico a Roma era troppo, che non l’avremmo mai riempito. L’anno prossimo giocheremo la 25esima partita». Il merito di un successo che ha permesso di aiutare centinaia di progetti, non solo quello di Poggio Picenze, secondo Luca Barbarossa è principalmente uno: «La generosità del pubblico. Ogni volta che ci ritroviamo a giocare, c’è chi ringrazia noi cantanti per quello che facciamo. Ma il grazie vero va al «Ci sono due Paesi. Un’Italia urlata, quella in cui la notizia deve far rumore a tutti i costi, provocare sdegno, fare sensazione. E poi c’è l’Italia vera, il Paese reale, che è anni luce avanti. Un Paese dove le persone sono migliori. Perché sono persone che si gettano in mare per salvare un emigrante che rischia di annegare, sono persone che aprono le loro case a chi soffre, sono persone che non si tirano indietro quando c’è bisogno di aiutare. Questa Italia è quella che ha contribuito al progetto dell’Abruzzo». Il presidente dell’Associazione Nazionale Cantanti, Luca Barbarossa, è dispiaciuto di non poter essere a Poggio Picenze per l’inaugurazione del Centro nato grazie alla generosità dei lettori de La Provincia e al contributo della Partita del Cuore del 2009 a Torino. «Ogni volta è un’emozione racconta al telefono, mentre torna a casa in treno Ricordo ancora adesso la prima Partita del cuore nel ’92. Ci avevano preso per matti. Ci avevano detto che l’Olimpico a Roma era troppo, che non l’avremmo mai riempito. L’anno prossimo giocheremo la 25esima partita». Il merito di un successo che ha permesso di aiutare centinaia di progetti, non solo quello di Poggio Picenze, secondo Luca Barbarossa è principalmente uno: «La generosità del pubblico. Ogni volta che ci ritroviamo a giocare, c’è chi ringrazia noi cantanti per quello che facciamo. Ma il grazie vero va al pubblico, a chi paga il biglietto o manda sms per offrire il suo contributo ai progetti che finanziamo». Se la gara di solidarietà che ha permesso a un paese come Poggio, dove il centro storico è ancora transennato a sei anni e mezzo dal terremoto e dove le ferite di quel sisma sono ancora ben visibili, di arrivare all’inaugurazione di ieri ha raggiunto il suo traguardo, secondo Barbarossa lo si deve al gioco di squadra: «Nessuno di noi, da solo, riuscirebbe a fare quello che abbiamo realizzato. Certi obiettivi li possiamo raggiungere solo lavorando assieme». Assieme al Paese vero. Al Paese migliore. Quello di cui i lettori deLa Provincia fanno parte.