Imprese Edili
editore
Editore Tecniche Nuove
anno
2011
luogo
Italia
opera pubblicata
Restauro facciate palazzo Ranzi
pagine
26-32
numero
8 – ottobre 2011
autori
AA. VV.
progettazione
Elisa Burnazzi, Davide Feltrin
foto
Carlo Baroni
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Magazine
Scoperte sulla facciata storica importanti decorazioni pittoriche a finto marmo
Restauro conservativo. Nel centro storico di Trento gli interventi su Palazzo Ranzi (1862). L’edificio è tra i più significativi della città grazie alle proporzioni neo–rinascimentali e alle pregevoli decorazioni in terracotta che ne ornano la facciata. I lavori si sono concentrati sui diversi materiali che compongono la facciata come le superfici intonacate con finiture a tinta, gli elementi lapidei naturali, l’apparato scultoreo in cotto, i manufatti in ferro e in legno.
Palazzo Ranzi si trova nel centro storico di Trento ed è uno degli edifici più significativi della città, grazie alle proporzioni neorinascimentali e alle pregevoli decorazioni in terracotta che ne ornano la facciata. Il palazzo venne costruito nel 1862 da Francesco Ranzi, imprenditore illuminato, sul luogo ove sorgeva un mulino del sommacco, pianta utilizzata nella concia delle pelli, e ancor prima una torre romanica. Il prospetto principale affaccia su piazza S. Maria maggiore, mentre il secondario, più stretto, su via A. Rosmini. Palazzo ex Ranzi deve il suo nome popolare, palaz da le teste, alla presenza di quindici altorilievi in terracotta dello scultore Andrea Malfatti, raffiguranti i più celebri artisti e intellettuali trentini dal Rinascimento a fine Ottocento. La facciata consta orizzontalmente di quattro livelli, la cui altezza diminuisce man mano che si sale con lo sguardo. Verticalmente la facciata è suddivisa, per mezzo di paraste, in cinque parti; si crea in tal modo un impianto simmetrico, che evidenzia il portone principale, al centro, caratterizzato anche da un ornato più elaborato rispetto agli altri. A piano terra vi sono portoni a un fornice con arco a tutto sesto, al piano primo e secondo vi sono ampie bifore con davanzali balaustrati, sempre con arco a tutto sesto, mentre nell’ultimo piano le bifore presentano archi a sesto ribassato. A coronamento, sotto l’architrave, vi sono degli oculi, sempre in asse con le aperture dei piani sottostanti. Il restauro conservativo eseguito ha riguardato le due facciate del Palazzo, quella su piazza S. Maria maggiore, il prospetto principale, e quella su via A. Rosmini, il prospetto secondario, comprendendo anche la balaustra del terrazzo e la sottostante porzione di facciata.
Studio d’archivio e scoprimento di decorazioni
Le operazioni di restauro si sono concentrate sui diversi materiali che compongono la facciata quali, le superfici intonacate con finitura a tinta, gli elementi lapidei naturali, l’apparato scultoreo in cotto, e infine i manufatti in ferro e in legno. Lo studio del materiale d’archivio ha dato lo spunto alle ricerche stratigrafiche con cui sono partite le operazioni di restauro. Esse hanno portato allo scoprimento delle importanti decorazioni pittoriche a finto marmo, localizzate sulla facciata di piazza S. Maria maggiore, al primo piano nella specchiatura sopra gli arconi e nella finta balaustra delle bifore e a marmorino lucido, su via A. Rosmini nella trabeazione di sottogronda. Su questi si è proceduto con un intervento di restauro e con l’integrazione delle lacune, mentre per la trabeazione di sottogronda, lato piazza S. Maria maggiore, oggi perduta, ma storicamente documentata, i progettisti d’accordo con la Soprintendenza, hanno ritenuto di riproporre la parte pittorica, escludendo quella plastica. Di seguito le metodologie utilizzate nel restauro dei vari materiali.
Restauro dell’apparato scultoreo in cotto
L’apparato scultoreo in cotto è costituito da teste a tutto tondo e formelle circolari, presenti, le prime, a piano terra e primo piano, le seconde al secondo piano, del fronte verso piazza Santa Maria maggiore. Le teste, in particolare, presentavano calotte sommitali mobili, spesso completamente distaccate e alcuni lacerti di colore, segno probabilmente di un’originaria finitura policroma. Sugli elementi in cotto è stata effettuata una pulitura a secco dei depositi superficiali incoerenti quali polvere, terriccio, guano, per mezzo di pennelli di varie forme e dimensioni. A seguito della pulitura meccanica, al fine di impedire il riformarsi di micro e macro organismi, è stato effettuato un trattamento biocida mediante un prodotto specifico, ad ampio spettro di azione. Quest’ultimo è stato applicato a pennello, lasciato agire per i tempi testati e poi rimosso con abbondanti e ripetuti risciacqui seguiti da spazzolatura con spazzole a setole morbide in nylon o saggina, che assicurano la rimozione dei microrganismi ormai morti e la completa asportazione del prodotto precedentemente applicato. Si è poi passati alla rimozione delle calotte mobili delle teste con pulitura localizzata delle superfici di contatto, riposizionamento e incollaggio delle stesse, utilizzando resina epossidica. È stata poi eseguita la pulitura con carbonato d’ammonio steso sulla superficie a pennello, strofinato nei punti interessati da maggiori depositi, risciacquato con acqua a spruzzo e spugne, con un’attenzione particolare durante il trattamento delle superfici policrome. Ultimate le operazioni di pulitura si è proceduto al consolidamento con silicato d’etile mediante impregnazione a pennello fino a rifiuto, con lo scopo di ristabilire le proprietà meccaniche del materiale che presentava forte tendenza a spolverare. Si è proseguito l’intervento di restauro con la stuccatura realizzata con impasti a base di calce idraulica e inerti quali polveri di cocciopesto selezionata in diverse granulometrie. Per cercare di restituire, per quanto possibile, una lettura completa d’insieme delle opere, è stato eseguito un ritocco pittorico a velature successive. Infine, per la protezione delle superfici, è stato applicato un prodotto silossanico, non filmogeno, resistente ai raggi Uv, idrorepellente, ad alta capacità penetrante, traspirante al vapore acqueo e stabile dal punto di vista cromatico.
Restauro del cornicione
Sul cornicione modanato, sulla fascia di sottogronda e sulle specchiature sopra gli arconi del piano terra di piazza S. Maria, è stata effettuata una prima rimozione dello strato di colore superficiale diffusamente eroso, cavillato e distaccato che, sul fronte di via Rosmini e gli arconi a terra, ha riportato in luce superfici originarie a marmorino. Questo si presentava, sulla cornice sommitale, di un colore marrone intenso, sulla fascia sottostante, articolato in un decoro a finte cornici color mattone e specchiature grigio-azzurre con venature a imitazione di lastre in marmo e, sulle specchiature degli arconi, lavorato con più tinte nei toni del marrone, anche in questo caso a imitazione di campiture in marmo. Sul lato verso piazza S. Maria, invece, le superfici originarie erano quasi totalmente scomparse. Pertanto, su i due fronti si è proceduto in maniera differenziata allo scopo, comunque, di ottenere un risultato complessivamente omogeneo. Restauro della fascia decorata di sottogronda (prospetto su via Rosmini) e delle specchiature sopra gli arconi del piano terra (prospetto su piazza S. Maria maggiore). L’operazione successiva alla fase di descialbo è stata il consolidamento del marmorino mediante iniezione nelle cavità, con semplice siringa o a mezzo di tubicini, di boiacca totalmente idraulica fluidificata, a ritiro contrastato priva di sali solubili, composta da calce e pozzolane scelte micronizzate, filler carbonatici con peso e resistenza alla compressione idonea alle caratteristiche del manufatto, previa sigillatura dei bordi delle aree originarie, mediante applicazione e lavorazione con spatoline metalliche di apposita maltina salvabordo. A seguito del consolidamento sono state realizzate le stuccatura delle lacune in due stesure sovrapposte per rendere la superficie liscia, utilizzando un impasto a base di calce idraulica, appositamente formulato. Infine si è effettuato il ritocco pittorico delle lacune e aree abrase a imitazione del marmorino originario, e il trattamento protettivo finale mediante l’utilizzo di una cera sintetica.
Restauro della fascia decorata di sottogronda. Su prospetto su piazza S. Maria maggiore, dove non si aveva traccia delle superfici a marmorino, si è concordata la realizzazione «ex novo» di una decorazione a imitazione di quella precedentemente restaurata su via Rosmini.
Restauro della balaustra in graniglia del terrazzo
L’intervento realizzato sulla balaustra in graniglia del terrazzo su via Rosmini è cominciato con la rimozione a secco di depositi superficiali incoerenti quali polvere, muschi, terriccio… per mezzo di spazzole con setole di nylon o naturali di varie forme e dimensioni. A seguito della pulitura meccanica, al fine di impedire il riformarsi di micro e macro organismi, è stato effettuato un trattamento biocida mediante un prodotto specifico, ad ampio spettro di azione. Quest’ultimo è stato applicato a pennello, lasciato agire per i tempi testati e poi rimosso con abbondanti e ripetuti risciacqui seguiti da spazzolatura con spazzole a setole morbide in nylon o saggina, che assicurano la rimozione dei microrganismi ormai morti e la completa asportazione del prodotto precedentemente applicato. In seguito è stata realizzata una pulitura con impacchi imbevuti di soluzioni di sali inorganici adatti alla rimozione di depositi superficiali, la cui azione pulente è svolta dall’ammonio carbonato, miscelato a sepiolite come supporto ispessente. A seguito di ogni impacco è stato eseguito un accurato lavaggio della superficie trattata con acqua deionizzata, al fine di rimuovere tutti i residui del composto applicato. L’azione di risciacquo è stata abbinata a una blanda azione di spazzolatura, con l’utilizzo di spazzole a setole morbide in nylon. Successivamente alla pulitura con impacchi è stata realizzata la stuccatura con un impasto simile al materiale esistente. Dopo la pulitura sono state realizzate velature con tinte a base di silicati di potassio e pigmenti, cercando di restituire, per quanto possibile, una lettura unitaria delle superfici. Infine la protezione delle balaustre è stata eseguita mediante applicazione di prodotto silossanico, reversibile, non filmogeno, resistente ai raggi Uv, idrorepellente, ad alta capacità penetrante e stabile dal punto di vista cromatico.
Restauro dell’apparato lapideo
Gli elementi in materiale lapideo naturale presenti sui fronti di piazza S. Maria maggiore e di via Rosmini, sono: i portali al piano terra, le bifore della facciata principale, le aperture semplici di quella su via Rosmini, le lesene verticali, i cornicioni e i marcapiani orizzontali. Il litotipo utilizzato è probabilmente un calcare organogeno rosso e bianco. La prima operazione è stata il preconsolidamento delle aree maggiormente degradate, mediante applicazione di resine epossidiche, eventualmente additivate, per ricreare la coesione del materiale in parte sollevato e staccato dal supporto, effettuando incollaggi, iniettando la resina con piccole siringhe di precisione, evitando colature di materiale, in modo da garantire l’esecuzione delle successive operazioni di restauro senza rischiare di perdere porzioni di materiale. In seguito è stato effettuato un trattamento con biocida, al fine di impedire il riformarsi di micro e macro organismi, mediante un prodotto specifico, ad ampio spettro di azione. Quest’ultimo è stato applicato a pennello, lasciato agire per i tempi testati e poi rimosso con abbondanti e ripetuti risciacqui seguiti da spazzolatura con spazzole a setole morbide in nylon o saggina, che assicurano la rimozione dei microrganismi ormai morti e la completa asportazione del prodotto precedentemente applicato.
Impacchi di soluzioni
Per liberare poi le pietre dai depositi di particolato atmosferico e/o croste nere più difficili, la pulitura è proceduta mediante ripetute applicazioni di impacchi imbevuti di soluzioni di sali inorganici adatti alla rimozione di depositi superficiali, la cui azione pulente è svolta dall’ammonio carbonato, miscelato a sepiolite come supporto ispessente. A seguito di ogni impacco è stato eseguito un accurato lavaggio della superficie trattata con acqua deionizzata, al fine di rimuovere tutti i residui del composto applicato. L’azione di risciacquo è stata abbinata a una blanda azione di spazzolatura, con l’utilizzo di spazzole a setole morbide in nylon. Il consolidamento delle fratturazioni degli elementi in pietra è avvenuto mediante iniezioni di resine epossidiche applicate con microiniezione o con separazione e riadesione dei frammenti distaccati. Nei casi di esfoliazioni, fessurazioni, scagliatura sono state eseguite delle stuccature con un impasto a base di grassello di calce e inerti quali polveri di pietra selezionata in granulometria fine. L’applicazione è avvenuta dopo preventiva bagnatura delle superfici di contatto e con l’aiuto di spatole con cui si è fatto aderire l’impasto il più possibile interno alla fessure, impedendo e rallentando così l’accesso dell’acqua piovana all’interno di qualsiasi opera in pietra attuando la stuccatura capillare delle microlesioni. Prima dell’intervento sono stati eseguiti i saggi necessari alla definizione dell’idonea composizione della malta da utilizzarsi, per colorazione e granulometria. Al fine di garantire una maggior durata dell’intervento appena ultimato è stato opportuno, come avviene di consueto, salvaguardare le superfici trattate da ulteriori contatti con acqua meteorica e sostanze acide, principali responsabili dell’innescarsi dei processi di deterioramento sui materiali lapidei attraverso la protezione delle superfici lapidee mediante applicazione di prodotto silossanico reversibile, non filmogeno, resistente ai raggi Uv, idrorepellente, ad alta capacità penetrante, traspirante al vapore acqueo e stabili dal punto di vista cromatico.
Restauro delle superfici intonacate con finitura a tinta
L’intervento sulle superfici intonacate con finitura a tinta, è stato preceduto dall’esecuzione di alcune indagini stratigrafiche per definire la sequenza degli strati e l’eventuale configurazione degli impianti decorativi e delle vesti cromatiche assunte dall’edificio nel tempo. Le stratigrafie sono state eseguite nelle zone ritenute più significative, concordate preliminarmente a seguito di vari sopralluoghi congiunti. A seguito dei sondaggi eseguiti sono emerse molte integrazioni e segni di rimaneggiamenti differenti che hanno reso impossibile l’individuazione di una fase cromatica che unificasse tutte le aree intonacate. Per questa ragione non è stata selezionata, quale nuova finitura, nessuna delle tinte emerse solo localmente, ma si è deciso di ricercarne una nuova, il più possibile neutra e in grado di ben armonizzarsi sia con il vicino fronte della chiesa di S. Maria maggiore, che con gli altri elementi che costituiscono i fronti, cromaticamente già molto caratterizzati (pietra rossa, fascia decorata del sottogronda). A seguito delle indagini stratigrafiche si è quindi proceduto con la rimozione localizzata degli intonaci esterni, unicamente a mano e con strumenti controllabili. È seguita poi l’integrazione delle lacune mediante posa in opera di malta da intonaco composta da calce idraulica a basso contenuto di sali idrosolubili e priva di ogni forma di clinker miscelata ad aggregati calcareo-silicei selezionati. Successivamente è stata eseguita la rasatura localizzata delle aree reintegrate con applicazione di un rasante di fondo, in due mani, livellato a frattazzino di spugna. Nelle aree in cui non è stato rimosso l’intonaco esistente è stata eseguita una parziale scrostatura e successiva stuccatura delle porzioni di tinta scagliate o distaccate e la rimozione a secco dei depositi superficiali incoerenti quali polvere, ragnatele. La preparazione del fondo, prima della tinteggiatura è stata eseguita applicando a tutta la superficie una mano di aggrappante, con lo scopo di chiudere cavillature da ritiro, uniformare differenze strutturali di stuccature o riprese di intonaci di finitura e come ponte di adesione su vecchi tinteggi resinosi ancora ben aderenti. La tinteggiatura finale è stata realizzata mediante applicazione, a pennello, di calce aerea ad alto titolo di idrato di calcio opportunamente diluita, pigmentata con terre naturali resistenti agli Uv, con una tonalità scelta tra vari campioni di colore applicati su pannelli adeguatamente rasati per simulare il fondo reale. È stato infine steso a pennello il protettivo salva calce per evitare la penetrazione dell’acqua, dello smog e dello sporco di natura grassa.
Restauro degli elementi lignei
Il restauro dei manufatti in legno ha riguardato la porzione esterna dei serramenti a piano terra sul prospetto di piazza S. Maria maggiore. L’intervento di restauro dei serramenti è stato realizzato secondo le seguenti fasi: pulitura a secco con spazzole e pennelli, rimozione degli strati superficiali di passate finiture ammalorate mediante carteggiatura o utilizzo di specifici decapanti, stuccatura delle lacune e delle discontinuità, applicazione di una nuova finitura superficiale a effetto cerato, satinata, stesa a pennello, in tre mani.
Restauro degli elementi metallici
Il restauro dei manufatti in ferro ha riguardato le lunette delle arcate a piano terra, sul lato di piazza S. Maria maggiore e le grate delle finestre a piano terra, su via Rosmini. L’intervento è stato eseguito mediante pulitura con leggera carteggiatura degli elementi da mantenere al fine di asportare tutte le porzioni incoerenti tipo ruggine e depositi di qualsiasi tipo e successiva applicazione di nuova finitura: un olio inibitore dei processi di corrosione sul fronte principale e una vernice ferromicacea, analoga all’esistente, su via Rosmini.
Restauro della finta balaustra in arenaria delle bifore
Sulle balaustre in arenaria delle bifore a primo piano del fronte su piazza di S. Maria maggiore è stato dapprima rimosso lo strato di colore superficiale diffusamente eroso, cavillato e distaccato, con mezzi meccanici manuali controllabili quali spatole o raschietti e sverniciatore all’acqua. Sono stati in seguito applicati impacchi imbevuti di soluzioni di sali inorganici adatti alla rimozione di depositi superficiali più o meno adesi e compatti. In questo caso è stato utilizzato ammonio carbonato miscelato con sepiolite quale supporto ispessente. Il pH è stato rigorosamente contenuto attorno al valore di 7,5 per evitare la corrosione dei calcari e la formazione di sottoprodotti dannosi. A ultimazione della pulitura per mezzo di impacchi è stata effettuato un lavaggio generale delle superfici con ripetute spugnature e spazzolature per rimuovere completamente il composto applicato. Dopo la pulitura sono state realizzate velature con tinte a base di silicati di potassio e pigmenti, cercando di restituire, per quanto possibile, una lettura unitaria delle superfici. Infine la protezione delle balaustre è stata eseguita mediante applicazione di prodotto silossanico, reversibile, non filmogeno, resistenti ai raggi Uv, idrorepellente, ad alta capacità penetrante e stabile dal punto di vista cromatico.