Il Resto del Carlino
editore
Poligrafici Editoriale
anno
2021
luogo
Italia
progettista intervistata
Elisa Burnazzi
pagina
25
numero
12 giugno 2021
autrice
Lucia Lombardi
immagine
AA. VV.
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Magazine
«Porto alla Biennale un’idea di comunità»
L’architetto riminese, Elisa Burnazzi, a Venezia con quattro opere prime
Il collettivo Rebelarchitette da anni raccoglie nominativi di progettiste italiane ed estere per la loro mappa mondiale degli studi di architettura al femminile. E proprio loro, le curatrici di Rebelarchitette, hanno chiesto alla riminese Elisa Burnazzi di selezionare quattro lavori a scelta; e lei ha deciso di portare quattro, per certi versi definibili, opere “prime”. Quattro simbolici edifici: Il centro di aggregazione giovani e anziani, l’edificio unifamiliare PF, l’allestimento urbano e grafica del Centro Culturale S. Chiara, l’edificio unifamiliare FG. Il tema del Padiglione Italia 2021 è: Resilient Communities – Comunità Resilienti. Quello della 17a Biennale di Architettura di Venezia:“How will we live together?”, a cura di Hashim Sarkis, fino al 21 novembre.
«Interrogarci come progettisti sui temi del Padiglione Italia e della Biennale, ovvero: resilienza, rigenerazione e comunità, significa vedere le cose sotto altri punti di vista, mettersi in gioco e fare rete per rinascere ogni volta migliori», spiega Elisa Burnazzi, l’architetta che vive e lavora tra Trento e Rimini, fondatrice con Davide Feltrin dello studio omonimo, ora per la terza volta alla Biennale architettura di Venezia. Elisa è stata finalista del premio internazionale Moira Gemmill Prize for Emerging Architecture, docente presso l’Università di Trento, consigliera dell’Oappc di Trento, referente delle Linee Guida della Qualità in Architettura, presso il Cnappc, è Capo Giuria dell’Architecture Master Prize. All’Arsenale di Venezia; il Padiglione Italia è a cura di Alessandro Melis. Rebelarchitette sono le co-curatrici della sezione Decolonising the built environment, dedicata alle architette e designer italiane. I 137 volti esposti rappresentano le professioniste che hanno aderito al progetto Detoxing architecture from inequalities, una raccolta di progettiste le cui opere vengono raccontate attraverso un video, un sito internet e un gioco virtuale. Alla kermesse veneziana si potranno vedere i progetti presentati dalla Burnazzi, come Il centro di aggregazione giovani e anziani di Poggio Picenze (AQ), primo edificio ad uso pubblico del suo studio, costruito per i terremotati dell’Abruzzo. «É un esempio emblematico di resilienza per il nostro studio. Esso ci dimostra come dopo un terremoto, una ferita profonda nella terra e nelle vite delle persone, grazie alla solidarietà, si possa ritrovare il coraggio e guardare con speranza al futuro».
L’edificio unifamiliare PF è il primo immobile costruito nella loro carriera. Grazie a questa dimora, i due quarantenni hanno costituito il loro studio di architettura: «abbiamo rodato il lavoro di squadra tra noi e con i collaboratori. Sperimentato il rapporto con i clienti, fatto di ascolto, fiducia e pazienza reciproci, inoltre abbiamo intessuto collaborazioni con aziende e artigiani che in molti casi proseguono ancora oggi».
L’allestimento urbano e grafica del Centro Culturale S. Chiara, a Trento, riutilizza per la prima volta al mondo a fini artistici, 200 pannelli degli spettacoli teatrali andati in scena dagli anni Ottanta ad oggi. «Ciò dimostra che l’arredo urbano può promuovere la sostenibilità sociale ed ambientale – spiega ancora Burnazzi – mentre il nostro edificio privato più recente è l’edificio unifamiliare FG», un prefabbricato di legno costruito a Borgo Valsugana, «una sorta di oasi della socializzazione, una casa pensata per una famiglia, aperta a condividere i vari spazi con parenti che vivono nei d’intorni. Perché per Elisa un’architettura “raggiunge il suo scopo quando è funzionale, straordinaria ed emozionante».