Corriere del Trentino
editore
RCS MediaGroup
anno
2016
luogo
Italia
progettista intervistata
Elisa Burnazzi
pagine
0, 8
numero
19 febbraio 16
autrice
Enrica Ferro
progettazione
Elisa Burnazzi,
foto
Carlo Baroni
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Magazine
Architettura, un premio in rosa
Elisa Burnazzi, trentina, finalista nel concorso della rivista di settore più antica al mondo
Qualità, socialità, attenzione ai dettagli. Valori guida da declinare ogni giorno nella propria progettazione secondo Elisa Burnazzi, principi che hanno catturato l’attenzione della rivista di architettura più antica al mondo, la britannica «The Architectural Review», che ha inserito la giovane architetta trentina, unica italiana, fra le otto finaliste dell’edizione 2016 del premio internazionale «Moira Gemmill prize for emerging architecture», la cui vincitrice sarà annunciata il 4 marzo.
Prestigio
Dedicato alla memoria di Moira Gemmill, già direttrice del settore progetti e design al Victoria&Albert museum di Londra, scomparsa lo scorso aprile, il riconoscimento è arrivato in realtà alla quinta edizione e garantisce alla vincitrice, selezionata fra le architette emergenti di tutto il mondo, una somma di diecimila sterline stanziata per garantirne lo sviluppo professionale: «Oltre che una grande soddisfazione, vincere sarebbe un segnale anche per il futuro dell’Italia — commenta Burnazzi, 41 anni, co-fondatrice e titolare dello studio Burnazzi Feltrin Architetti di Trento — dove le donne, soprattutto quelle che lavorano nella libera professione, vanno incontro ogni giorno a tante difficoltà. Sarebbe un segno di speranza per molte, soprattutto per quelle che magari hanno dovuto lasciare il proprio lavoro». A colpire l’attenzione della giuria il progetto del centro di aggregazione di Poggio Picenze, l’edificio interamente rivestito in legno di larice naturale che lo studio ha ideato e realizzato nel piccolo centro abruzzese colpito dal terremoto del 6 aprile 2009 e che è stato inaugurato lo scorso settembre.
Nel Regno Unito
Burnazzi l’ha presentato a Londra il 28 gennaio, declinandone i valori al femminile che l’hanno ispirato: «Prima di tutto la qualità, poi, nel caso di questo edificio, soprattutto la socialità — spiega l’architetta, impegnata anche all’interno dell’Ordine come membro della commissione concorsi e per le pari opportunità — ma anche l’attenzione ai dettagli, il saper guardare oltre e la capacità, tutta femminile, di essere multi-tasking: le donne riescono a districarsi tra lavoro, famiglia e casa, e anche certi progetti sono talmente complessi da richiedere la capacità di saper gestire diverse cose contemporaneamente». Le altre finaliste selezionate sono la messicana Gabriela Etchegaray, la svedese Petra Gipp, Anna Heringer dalla Germania, le statunitensi Catherine Johnson e Rebecca Rudolph, la loro connazionale Marie Zawistowski, le finlandesi Saija Hollmén, Jenni Reuter e Helena Sandman, infine la cinese Di Zhang