Corriere del Trentino
publisher
RCS MediaGroup
year
2015
place
Italia
published work
Centro di aggregazione giovani ed anziani
page
6
issue number
29 settembre 2015
author
Enrica Ferro
design
Elisa Burnazzi
photos
Carlo Baroni
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Magazine
Giovani e anziani, l’aggregazione rinasce
Poggio Picenze, la struttura ricostruita dopo il sisma. Il progetto è di due architetti trentini
Il coraggio della memoria e la ricchezza della speranza, l’ardire dell’uomo ma anche il valore e la bellezza della natura, nella sua veste positiva e benevola, priva di quell’aura foriera di distruzione divampata in Abruzzo nella notte del 6 aprile 2009. Questo e molto altro simboleggiano le mura e gli spazi del nuovo centro di aggregazione per giovani e anziani che verrà inaugurato oggi alle 12 a Poggio Picenze, una manciata di case (per la maggior parte ancora inagibili) a sovrastare la conca aquilana: a progettarlo due giovani architetti trentini, Davide Feltrin ed Elisa Burnazzi, che a Trento sono titolari dello studio Burnazzi Feltrin Architetti. «Il Trentino con i suoi volontari e le sue aziende ha fatto molto per l’Abruzzo martoriato dal terremoto — osserva quest’ultima — ma è importante tenere la mano a chi ha bisogno anche dopo l’emergenza e non lasciarla finché non ci si sia assicurati che tutto sta andando nella direzione giusta». Quella in cui, seppur faticosamente, si sta indirizzando anche questo piccolo comune di poco più di mille abitanti, che nel terremoto di sei anni fa perse cinque cittadini, di cui tre bambini: Alena Ajrulai, Loris Cialfi e Valbona Osmani. È alla loro memoria che sarà intitolato il centro di aggregazione dove i poggiani potranno «fare ritorno al passato» come spiega il sindaco Antonello Gialloreto, in carica da poco meno di quattro mesi: «Tanti giovani e molte nuove associazioni potranno trovarsi e ritrovarsi come un tempo, prima che il sisma rendesse inagibile la vecchia struttura» afferma. A Poggio Picenze solo una ventina di famiglie, al momento, ha potuto riprendere possesso delle proprie abitazioni: un centinaio ancora vive nei moduli abitativi provvisori realizzati dopo il terremoto. E proprio su quella che sei anni fa era la zona logistica del campo allestito nell’emergenza per gli sfollati sorge oggi il centro di aggregazione. Dal nuovo edificio, interamente rivestito in legno di larice naturale, la vista spazia sulla chiesa di San Felice, sul centro storico e il parco urbano. Tutt’intorno il paesaggio incorniciato dai monti abruzzesi, aspro e dolce allo stesso tempo, rude e fragile: «È in questo contesto che volevamo la struttura si integrasse — spiega Burnazzi — abbiamo pensato a un’architettura che si completasse con l’utilizzo del verde in facciata e sul tetto e rappresentasse anche la spaccatura generata dal terremoto». L’intento progettuale si traduce in un andamento a zig zag che simboleggia le crepe provocate dal sisma sul terreno, con copertura e facciate verdi ad avvolgere il volume costruito artificialmente: «È la natura rappresentata nella sua veste buona — prosegue l’architetta — non è lei a essere cattiva, tocca all’uomo operare conoscendo le sue regole e agendo di conseguenza». Ma verde è anche speranza: «In un futuro più positivo, in cui i legami tra le persone siano la vera ricchezza». Non da ultimo, celebra il ciclo della vita: «A ricordare il coraggio dei padri e delle madri che avevano scavato a mani e piedi nudi nelle macerie, per salvare non solo i propri figli, ma anche quelli degli altri». Potando e annaffiando i rampicanti, inoltre, «i fruitori del centro se ne dovranno occupare come fosse una per- sona — aggiunge Burnazzi — in queste azioni intravediamo anche un senso di catarsi». Coinvolti da una delle ditte chiamate a fronteggiare l’emergenza, Burnazzi e Feltrin hanno lavorato al progetto sin dal 2009, concordi, insieme all’impresa costruttrice e alle aziende fornitrici, nel ridursi i compensi. Archiviata, un anno dopo, una prima ipotesi progettuale, nel 2011 ha preso il via il secondo progetto, quello che dato vita all’attuale struttura di 240 metri quadrati, capace di accogliere almeno 130 persone. L’opera, del costo complessivo di 828.000 euro, è stata finanziata per la maggior parte da «Salvadanaio per l’Abruzzo», un’associazione creata dal quotidiano La Provincia di Como, Lecco e Sondrio che ha raccolto le donazioni arrivate dai lettori e tramite il 5×1000, dall’associazione Nazionale cantanti e dal Comune.