Archiline
editore
Kore Edizioni
anno
2010
luogo
Italia
opera pubblicata
Edificio unifamiliare PF
pagine
24-25
numero
0 – ottobre 2010
autrice
Iole Costanzo
progettazione
Elisa Burnazzi, Davide Feltrin e Paolo Pegoretti
foto
Carlo Baroni
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Magazine
Bioclimatica in Valsugana
(Burnazzi – Feltrin e Pegoretti hanno progettato un edificio unifamiliare sostenibile)
Progettare questa struttura secondo i principi bioclimatici è stata un’esplicita richiesta del committente o un suggerimento da parte dei progettisti?
La principale richiesta del cliente era quella di ottenere una costruzione in legno a risparmio energetico. E noi tre progettisti (Elisa Burnazzi, Davide Feltrin e Paolo Pegoretti) lavoriamo nel campo dell’architettura a risparmio energetico. Ci siamo formati come esperti CasaClima presso la Provincia di Bolzano. Un edificio dovrebbe essere in grado di limitare o anche eliminare totalmente i consumi delle differenti fonti energetiche non rinnovabili. Dovrebbe inoltre distinguersi per un elevato benessere abitativo. Infine, dovrebbe essere capace di beneficiare delle fonti energetiche rinnovabili. In particolare, a causa della forma del lotto, casa PF doveva avere necessariamente il prospetto principale orientato a sud-ovest. Questo poteva costituire un problema in estate, a causa dell’eccessivo surriscaldamento. Si è ovviato con opportuni accorgimenti planimetrici, movimentando la facciata con delle logge, capaci di fornire, attraverso la loro geometria, un ottimo ombreggiamento.
Per garantire una minore dispersione termica quali criteri sono stati adottati?
L’edificio è una struttura mista con parti in acciaio e parti in prefabbricato di legno: l’involucro edilizio è caratterizzato da elementi ad alta prestazione energetica. Ad esempio le pareti esterne sono in pannelli di legno (XLAM) con isolamento in fibra di legno.
Che importanza ha per lei il benessere psico-fisico degli abitanti nel progetto bioclimatico?
Credo di interpretare anche il pensiero di molti colleghi, quando dico che il benessere psico-fisico degli abitanti è la prima finalità di ogni buona architettura. Oltre alla temperatura, all’umidità, alla qualità dell’aria e ai fenomeni sonori, per gli ambienti interni ha grande importanza la luce, sia naturale che artificiale. In questo edificio la luce del sole entra attraverso grandi aperture, che fanno da cornice al paesaggio circostante.
In che misura l’edificio si adatta alle condizioni ambientali esterne e alle esigenze dei suoi abitanti?
Posso dire che questo è un edificio efficiente, ma flessibile. È affidabile come una macchina, ossia raggiunge attraverso grandi prestazioni i risultati voluti. Ad esempio in inverno disperde quantità minime di calore, ma nello stesso tempo lascia, ai suoi abitanti, la libertà di scegliere di modificare gli spazi e le condizioni ambientali interne a loro piacimento.
Che tipo di impianti utilizza l’edificio?
Il riscaldamento dell’intera abitazione, che è l’ampliamento di un edificio esistente, è assicurato attraverso una caldaia a gas, del tipo a condensazione. La regolazione della temperatura di caldaia e della temperatura fornita ai corpi scaldanti (pavimento e pareti radianti nella parte ampliata e radiatori in acciaio, nella parte esistente) avviene in funzione della temperatura dell’aria esterna. La ventilazione ad alto rendimento è impiegata come scambiatore e recuperatore di calore tra l’esterno e l’interno, mentre l’acqua calda sanitaria è fornita dal solare termico.
È stato fatto un calcolo di quanto risparmio energetico apporterà questa impostazione del progetto?
Sì, per quanto riguarda il riscaldamento invernale, secondo la classificazione CasaClima, la parte di costruzione relativa al solo ampliamento è approssimativamente una “A”, ossia un edificio che consuma meno di 30 kwh/mq anno.
La logica della sostenibilità è stata applicata anche all’interior design di questo edificio?
Negli interni sono stati utilizzati materiali attenti all’ambiente e alla salute dei suoi abitanti. Ad esempio il vetro, utilizzato nelle pareti e negli arredi che dividono gli spazi interni, è un materiale riciclabile oltre che essere estremamente igienico. Il legno di larice, che è un’essenza con una buona reperibilità e dalle buone prestazioni tecniche, è stato utilizzato sia sui pavimenti che sulle pareti nonché per i mobili.
Il particolare rivestimento esterno è legato unicamente ad una ricerca formale?
L’utilizzo del legno in questo edificio ha svariate motivazioni. Innanzitutto volevamo legarci all’architettura rurale trentina dove il legno è stato utilizzato fin da epoche lontanissime. Inoltre volevamo ottenere un effetto al contempo massivo e filtrante: il primo nei confronti dello spazio, il secondo nei confronti della luce. Come essenza abbiamo utilizzato il larice, che è in uso ancora oggi in moltissime costruzioni, ad esempio nei balconi. Ci piaceva l’idea che l’edificio cambiasse aspetto nel tempo, divenendo grigio e per ottenere questo effetto il legno non ha subito alcun trattamento.
Nella stagione estiva che tipo di impianto è stato scelto per il raffrescamento?
Dal punto di vista impiantistico, sia d’estate che d’inverno, è la ventilazione ad alto rendimento il sistema prioritario. Spesso se ne parla molto, ma non è facile trovarla a meno che non si tratti di una casa passiva. Oltre che per ottenere un migliore comfort ambientale interno, la ventilazione ad alto rendimento contiene la dispersione termica annuale. È impiegata come scambiatore e recuperatore di calore: l’aria prima di essere immessa passa in un tubo nel terreno dove si può preriscaldare in inverno e per raffrescare in estate.